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Nel 2010 la demolizione del silos dell’Ex Italiana
Coke che si affacciava su Viale Italia; nel 2011
l’abbattimento dei due silos posti alla radice del Molo Enel, in viale San
Bartolomeo.
Oggi
scompaiono definitivamente dallo skyline
su fronte mare gli enormi silos granari che si ergevano sul Molo Garibaldi e
che erano visibili da buona parte della città e dalle colline circostanti. Alti
40 metri, con una torre centrale ospitante le scale di servizio, le sale di
filtraggio e di misura, le apparecchiature di pompaggio ed altri macchinari di
servizio che superava i 60 metri, i silos erano risalenti agli inizi degli anni
'60, realizzati dall'allora Società Sosimage, concessionaria dell'area portuale
destinata al traffico cerealicolo.
I silos, costruiti interamente in calcestruzzo armato,
occupavano l'area di circa 1.500 mq, per un volume complessivo di oltre 70.000
metri cubi, in concessione alla società Monfer fino al 2012.
Le fondazioni, costituite da pali in calcestruzzo
armato di grande diametro (1,5 metri) si estendevano a profondità prossime ai
40 metri, ciò al fine di consentire adeguata distribuzione dei carichi indotti
agli strati di terreno più profondi e consistenti.
Un'opera ingegneristica, dunque, di tutto rispetto e che ha adeguatamente svolto il proprio dovere per molti anni, fino ad esaurire da un lato la propria vita utile (per continuare ad essere utilizzati avrebbero richiesto molti interventi di restauro e di risanamento piuttosto costosi), nonché il proprio scopo commerciale soprattutto per la progreb
Un'opera ingegneristica, dunque, di tutto rispetto e che ha adeguatamente svolto il proprio dovere per molti anni, fino ad esaurire da un lato la propria vita utile (per continuare ad essere utilizzati avrebbero richiesto molti interventi di restauro e di risanamento piuttosto costosi), nonché il proprio scopo commerciale soprattutto per la progreb
Per la demolizione delle strutture sono stati
utilizzati escavatori attrezzati con braccio alto, macchine operatrici di
terra, impianto mobile per trattamento macerie, ricavandone 15 mila metri cubi
di materiale riutilizzabile in riempimenti, e oltre 800 tonnellate di
ferro.
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